Lettere dai Giorni – Maurizio Candiotto

Lettere dai Giorni – Maurizio Candiotto

11 Novembre 2022 0 Di Kosmika

Impegnato nella scrittura poetica e filosofica, presentiamo “Lettere dai giorni”, una breve silloge di Maurizio Candiotto.


LETTERE DAI GIORNI

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Dove mai
quando sempre?

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A C.
boccio gola e filo

Boccio tu pugno d’aroma
intera come una luna
mezza come una mela
come una luna piena
da sempre adulta
già allora bambina
fino a me
fra le dita alta
cresci erba fina

Tu voce aperta
forse solo non sai
cos’è il graffiare d’un’eco
ancora in gola già deserta
o l’hai udito
hai colto anche tu
i fiori del pianto
e nei hai fatto un infuso
di stelle di campo

Tu capo e filo
per troppo tempo già annodai
trame di dita
con carezze ai tuoi capelli
lasciai le dita sui telai
della tua pelle come seta
fili su viso e palmo
in treccia che filai

Ma troppo fitto
il dipanare delle frange
groppo di fili anelli
intorno in pugno stringe
l’ultimo nodo le mie dita
per scioglier sol lasciarle apprese
e ancora stringon nel pensiero
mani elise

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Troppo annodai dita
con carezze a capelli
con capelli di seta
cui strette le lasciai come a brezze

****** ***** *****

Troppo annodai le mie dita
con le carezze ai capelli
con i capelli in carezze
che restarono, strette di turbine
in nebbia sopra albori di pelle

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Distici

Intreccio di venti i capelli
ognuno un gorgo più fino

Gorghi in treccia i capelli
l’uno nell’altro involuto

Sentieri insicuri i capelli
selva di passi che non sai di rifare

Veste i capelli che non smetti
e non smetterai di rifare

Su mille nodi alle dita
ultimo nodo le dita

***** ***** *****

Tra il mio non ancora e il tuo non più
tra il mio ancora e il tuo non
che c’è più?
solo un declinare del viso
nelle rime ineluse del tu

***** ***** ******

È tempo di partire. Ma portandoci dietro l’un l’altra
Portando avanti dietro l’uno lasciando l’altra. Sapendo
Ma ho visto non visto una sagoma andare

Mi giro e incammino, e forse alle spalle di te
ho solo le spalle
Ma mi volto e intravedo qualcosa
che gira – l’ultima volta sul filo
Solo note nell’aria s’allontanano ancora
Non più camminare, ma un tempio all’aperto
nebbie d’alba – solo un disco di terra
porto alle derive del dileguare

Andiamo. Solo questo c’insegna
Ma ricordando che quel perdersi e spegnersi
fra note cadenti e sirene non è punto
di strada od arrivo
Andremo, avanti anche indietro – dentro, una eco.

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LINEE DI FUGA
notte

Sei in viaggio, ed anch’io un po’
(ancora poche ore mi rimangono)
sulla stessa delle strade
per fuggirti ed incontrarti
nell’opposto dell’in contro.
Ancora poche ore mi rimangono
per pensarti ancora in direzione
in canto e magicata
nel mare delle attese
la spuma del respiro.
Poco ancora; poi sarai
passata – bocca schiusa, schiuma sciolta
l’acqua fusa e rilasciata
bolla aperta all’aria
a un battere di ciglia
l’occhio all’aria aperta
che sbocca del suo umore;
ti sarai tuffata
due volte nello stesso mare
un tuffo all’innocenza ed uno al cuore.
Ed io sarò passato
fra le dita della mano tua passato
sul filare dei passati allineato
in plaghe d’oltre arcobaleno
scivolato, nelle pieghe
di parole sciolto al suono;
da frontiere di specchi
non tornato – all’alito di lampada
a seguire all’alba l’aria umida
appena aperta a lumi d’altre ceneri
a sbocciare


Photo by Ivan Stesso – Porto in bianco e nero / Creative Commons